I disagi legati all’identità corporea sono una “variegata gamma di manifestazioni cliniche accomunate dalla tendenza a far dipendere la stima di sé dal corpo e dall’insoddisfazione per il peso o per le sue forme” (Faccio, 2007). Nello specifico, il dismorfismo corporeo prende significato dalla parola “dismorfofobia” che letteralmente significa “paura di essere deformi” e riguarda le forme di disagio corporeo non legate all’alimentazione. In quest’articolo cercherò di iniziare delle riflessioni che possano aprire alla complessità di un disagio legato all’identità corporea e sostenuto dai processi sociali e culturali in cui siamo inseriti.
Sono la dott.ssa Maddalena Bernardi, psicologa online e specializzanda psicoterapeuta a indirizzo interazionista. Se leggendo volessi avere qualche informazione sulla possibilità di iniziare un percorso di psicoterapia individuale online, contattami cliccando sull’icona di Whatsapp che appare a lato o all’indirizzo e-mail info@psicoterapia-on-line.com.
Disturbi dell’immagine corporea.
Il disturbo da dismorfismo corporeo è uno dei disagi che riguardano l’identità corporea e la cui stima di sé soggettiva prevale su ogni opinione contraria. Per chi soffre o ha sofferto di disagi dell’identità corporea, non sono infatti d’aiuto commenti positivi riguardanti il corpo o su quanto perfetto esso sia. La distorsione dell’immagine corporea è chiamata a volte in modo ingannevole dispercezione corporea; non si tratta di un disturbo della percezione, la persona vede il viso come gli altri, ma nota qualcosa di non desiderato.
Il disturbo da dismorfismo corporeo ha infatti a che vedere con i dialoghi con gli altri, nelle “rappresentazioni e vissuti del proprio sé fisico” (Faccio, 2007). Il problema, infatti, non sta nel corpo di per sé o nella sua percezione, il senso di inadeguatezza, sentire di vivere in un corpo “difettato” o “sbagliato” è alimentato da continui pensieri riguardanti qualche parte del viso o le dimensioni del corpo che spesso non vengono placati con un’operazione chirurgica.
Il disturbo da dismorfismo corporeo, nonostante siano stati stabiliti dei criteri diagnostici, non ha una sintomatologia ben definita e precisa poiché i suoi vissuti non si traducono necessariamente in sofferenze lessicalizzate o forme comportamentali. Tra i criteri si legge ad esempio “la preoccupazione causa disagio clinicamente significativo” (APA, 1994). Questa imprecisione diagnostica ci dà però l’opportunità di non “cosalizzare” il disagio attraverso un’etichetta psicodiagnostica e di non rendere la dismorfofobia un fatto indipendente dalla costruzione che la persona fa di sé.
Il ruolo dell’immagine di sé nell’identità.
Che si tratti di dismorfia corporea o di dismorfia facciale, abbiamo capito che il disagio del dismorfismo corporeo non è legato al corpo come oggetto. Sono infatti i significati attribuiti all’immagine di sé che hanno rilevanza nella propria identità. Con l’obiettivo di ampliare a casi concreti che possano aiutare il lettore nella comprensione, se pensiamo alle neomamme avremmo un esempio chiaro di come l’immagine corporea possa essere generativa della propria identità. Ti sarà capitato di vivere o di ascoltare la storia di una mamma che dice di vergognarsi del proprio corpo o di non riconoscersi più nelle nuove forme, di sentire di avere una bassa autostima o una generale insoddisfazione per la nuova identità corporea.
Se ti interessa sapere di più sui disagi dell’identità corporea, ti invito a leggere disturbi alimentari: come uscirne. Come psicoterapeuta specializzata in disturbi dell’immagine corporea, posso aiutarti a capire se la terapia online può fare al caso tuo. Contattami cliccando sull’icona di Whatsapp che appare a lato o all’indirizzo e-mail info@psicoterapia-on-line.com.