Ansia da lavoro: gestire le emozioni per lavorare (e vivere) meglio.

Ultimamente, si è amplificata la discussione riguardo allo stress o all’ansia connessa al lavoro o, più in generale, all’ambiente lavorativo in cui si svolge l’attività professionale. Il lavoro, infatti, riveste un ruolo cruciale nella nostra vita, occupando gran parte del nostro tempo e contribuendo significativamente alla nostra identità. Se ti trovi a fronteggiare l’angoscia di andare al lavoro, ansia da prestazione lavorativa o stai pensando a come lasciare un lavoro che ti fa stare male, ti invito a proseguire nella lettura. Questo articolo potrebbe fornirti preziose indicazioni.

Sono la dott.ssa Maddalena Bernardi, psicologa online e specializzanda psicoterapeuta a indirizzo interazionista. Se leggendo volessi avere qualche informazione sulla possibilità di iniziare un percorso di psicoterapia individuale online, contattami cliccando sull’icona di Whatsapp che appare a lato o all’indirizzo e-mail info@psicoterapia-on-line.com.

Mediamente In Italia le persone passano al lavoro 1.558,7 ore l’anno (fonte Truenumbers). Se proviamo ansia da lavoro che sia per paura di sbagliare, per la relazione conflittuale con i colleghi, per la posizione ambiziosa che ricopriamo e la paura delle responsabilità attribuiteci, questo malessere potrebbe prendere molto spazio della nostra vita e avere degli effetti anche in contesti non propriamente lavorativi.

La dimensione lavorativa ha assunto, all’interno del nostro contesto storico-culturale, un valore nella definizione identitaria delle persone a tal punto da essere pervasiva anche nel tempo libero e cadenzare il ritmo dei nostri hobbies e impegni fuori dall’orario lavorativo. Questa modalità ha generato un nuovo concetto di lavoro che vede l’impiego professionale non solo focalizzato alla produzione di beni o servizi, ma anche alla costruzione di relazioni. Più recentemente, però, soprattutto per quanto riguarda le nuove generazioni, ha preso vita una ulteriore modificazione del concetto e della concezione della professione e dell’impiego, dando origine a fenomeni come il quiet quitting o great resignation. Questi cambiamenti nella concezione del lavoro, degli impegni e delle emozioni legati ad esso, sono generativi di significati che hanno delle implicazioni sulle nostre teorie riguardanti la relazione con il lavoro e che nutrono i discorsi attorno a cui viene a costruirsi il disagio chiamato ansia da lavoro.

Ansia da prestazione lavorativa, come gestirla.

L’ansia da prestazione lavorativa o l’ansia da lavoro soprattutto se nuovo è generata da delle aspettative che hanno a che vedere con le auto ed etero-attribuzioni legate all’esperienza che abbiamo di noi e al ruolo che ricopriremo. In una società basata sulla performance e in cui l’identità professionale ha acquisito una certa importanza – prova a pensare alle prime domande che ti vengono poste o che poni quando stai conoscendo una persona nuova, spesso tra loro c’è “di cosa ti occupi?” o “che lavoro fai?” –, l’ansia da prestazione lavorativa non ha a che vedere solamente con l’individuo ed è sintomo di una persona adattata al contesto storico-culturale in cui siamo inseriti.


Queste forme di disagio, per poter essere gestite in modo funzionale e specifico per te, necessitano innanzitutto di una comprensione della situazione che ha a che vedere con i significati attribuiti a questo disagio, il modo in cui stai all’interno del contesto lavorativo e degli altri contesti che abiti, le tue teorie su di te e sugli altri. Sulla stessa linea, potrebbe succedere che, spesso senza esserne realmente consapevoli, i discorsi che nutrono questo disagio, arrivino a suscitare una vera e propria paura di lavorare o perfino generare in te un’angoscia di andare al lavoro, portando alla gestione della situazione con attacchi di panico o l’evitamento del contesto lavorativo.

Sono in burnout da lavoro?

Il “burn-out” è un termine che iniziò ad essere utilizzato in ambito atletico per delineare quel fenomeno tipico dell’atleta che dopo alcuni successi “si brucia” e non è più in grado di dare lo stesso livello di performance nelle competizioni. La sindrome di burnout, coniata da Freudenberger (1974) riguarda un disagio lavorativo tipico di un contesto organizzativo in cui si richiede l’essere in relazione con altre persone e si può esprimere attraverso una reazione emotiva, cognitiva e comportamentale in impieghi dove è difficile controllare e riconoscere gli effetti di benessere, cura e aiuto. Recentemente, è stato esteso a tutti i contenti organizzativi. Se vuoi saperne di più leggi l’articolo dedicato al burnout da lavoro.

Ma allora, come combattere l’ansia da lavoro?

La metafora dell’andare in guerra per “combattere” l’ansia è rappresentativa di un duello tra noi e l’“ansia da lavoro” quasi a darle forma di entità, percepita a tutti gli effetti – e con i suoi effetti/esiti su di noi – come difficile da gestire.

Frequentemente nel mio lavoro come terapeuta mi sono interfacciata con persone che narravano la loro situazione con frasi come “Non riesco più a lavorare per l’ansia” o “Piango prima di andare a lavoro”. Come mai una persona prova ansia e si blocca, mentre un’altra esprime il malessere attraverso il pianto? La nostra reazione a una determinata situazione è una scelta più o meno consapevole dentro la gamma di possibilità di cui disponiamo in quel momento.


Come teorizzò Lazarus (1966) il significato che l’individuo attribuisce a quel determinato evento, sia che si tratti di un’incomprensione tra colleghi o con il capo o un avanzamento di carriera, è rilevante. È certo che lo stress e l’ansia hanno degli effetti fisiologici sul nostro corpo o la nostra cognizione, quelli che “sentiamo” internamente come “sovraccarico” o pressione sul petto, che possono anche portare alla spossatezza o stanchezza correlata al lavoro. Questi esiti fisiologici passano attraverso un filtro cognitivo e semiotico, di cui spesso non siamo coscienti perché ha a che fare con aspetti estremamente interiorizzati come i nostri valori, la nostra etica, i nostri criteri di successo e autorealizzazione, così come le opinioni delle persone per noi significative, etc.

Per gestire lo stress da lavoro o l’ansia da lavoro, ti consiglio di rivolgerti a un/a psicologo/a specializzato in terapia online per disturbi d’ansia che possa aiutarti con il tuo caso specifico.

Per prendere appuntamento per una visita psicologica online per stress da lavoro, clicca nell’icona di Whatsapp che trovi a lato o contattami all’indirizzo e-mail info@psicoterapia-on-line.com.

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